Flusso d’aria, volumi polmonari e curva flusso-volume

  

Misurazione dei flussi aerei

Le misurazioni della velocità di flusso d’aria e dei volumi polmonari possono essere utilizzate per differenziare le patologie ostruttive da quelle restrittive, per determinare il livello di gravità della malattia e per valutare la risposta alla terapia. Le misurazioni vengono tipicamente riportate come flussi, volumi assoluti e come percentuali del valore previsto, utilizzando dati derivati da un grosso campione di persone che si presumeva avessero una normale funzionalità respiratoria. Le variabili utilizzate per predire i valori normali comprendono l’età, il sesso, l’etnia e l’altezza.

 

Flusso d’aria

Le misure quantitative del flusso inspiratorio ed espiratorio vengono ottenute con la spirometria forzata. Si utilizzano delle clip nasali per occludere le narici.

Nelle valutazioni del flusso espiratorio, i pazienti inspirano il più profondamente e vigorosamente possibile, serrando le proprie labbra attorno a un boccaglio ed espirano il più completamente e fortemente possibile all’interno di un apparecchio che registra il volume espirato (capacità vitale forzata [CVF]) e il volume espiratorio forzato in 1 secondo [FEV1], ( Spirogramma normale ). La maggior parte dei dispositivi attualmente utilizzati misura solo il flusso d’aria e integrano la stima del volume espirato.

Nelle valutazioni del flusso inspiratorio e del volume, il paziente espira nella maniera più completa possibile, quindi inspira violentemente.

Queste manovre forniscono diverse misure:

  • CVF (capacità vitale forzata): massima quantità di aria che il paziente può espirare forzatamente dopo un’inspirazione massimale
  • PEF: picco di flusso espiratorio, indica la massima velocità raggiunta durante l’espirazione, che di solito si ottiene dopo 1/10 di secondo
  • FEV1 o VEMS: volume di aria espirata nel primo secondo.
  • Indice di Tiffaneau: rapporto tra FEV1 e FVC.
  • FEF 25, 50, 75: velocità dell’aria espirata, espressa in litri al secondo e misurata al 25%, 50% e 75% della FVC.
  • FEF 25-75: è il valore posto sulla porzione intermedia di una linea ideale che unisce FEF 25 e FEF 75, è diverso dal FEF 50 ed è utilizzato per esprimere con un unico valore il comportamento dei flussi parziali
  • Picco di flusso espiratorio: massima velocità del flusso d’aria quando il paziente espira

Il FEV1 è il parametro di flusso più riproducibile ed è particolarmente utile nella diagnosi e nel monitoraggio dei pazienti affetti da patologie polmonari ostruttive (p. es., asma, bronco pneumopatia cronica ostruttiva ).

Il FEV1 e CVF aiutano a differenziare i disturbi polmonari ostruttivi da quelli restrittivi. Il riscontro di un FEV1 normale rende improbabile la diagnosi di malattia polmonare ostruttiva irreversibile, così come il riscontro di una CVF normale rende improbabile la diagnosi di malattia restrittiva.

PEF: picco di flusso espiratorio, indica la massima velocità raggiunta durante l’espirazione, che di solito si ottiene dopo 1/10 di secondo.

Questa variabile è utilizzata principalmente per il monitoraggio domiciliare dei pazienti asmatici e per determinare le variazioni diurne del flusso d’aria.

L’interpretazione di queste misurazioni dipende dalla corretta esecuzione del test da parte del paziente, che spesso migliora se assistito e istruito durante la manovra vera e propria. Dimostrano spirografi accettabili

  • Buona iniziazione al test (p. es., un inizio rapido ed energico di espirazione)
  • Niente tosse
  • Curve lisce
  • Assenza di una precoce interruzione dell’espirazione (p. es., tempo espiratorio minimo di 6 secondi senza variazioni di volume nell’ultimo secondo)

I tentativi di ripetere il test presentano variazioni inferiori al 5% o ai 100 mL. Risultati difformi da questi criteri minimi di accettabilità devono essere interpretati con cautela.

 

Criteri di accettabilità

  • morfologia della curva (assenza di artefatti come: tosse, inizio ritardato dell’espirazione forzata, sforzo espiratorio insufficiente, interruzione precoce dell’espiro)
  • durata dello sforzo superiore a 3 secondi
  • tre prove sovrapponibili con variazione inferiore al 10%

La curva da prendere in considerazione è quella tra le tre accettabili che presenta il maggior valore della sommatra FVC e FEV1.

Nella scelta dello spirometro sceglierne sempre uno che consenta di visualizzare

la curva flusso-volume durante la sua esecuzione.

 

Spirogramma normale

FEF25–75%= è il flusso espiratorio forzato durante l’espirazione del 25-75% della CVF; FEV1= volume espiratorio forzato in 1 sec; CVF = capacità vitale forzata (la massima quantità di aria espirata forzatamente dopo la massima inspirazione).

Volume polmonare

I volumi polmonari (Volumi polmonari normali) sono misurati determinando la capacità funzionale residua (CFR). La CFR è la quantità di aria residua nei polmoni dopo espirazione normale. La capacità polmonare totale è il volume di gas contenuto nei polmoni alla fine dell’inspirazione massimale.

Volumi polmonari normali

VRE = volume di riserva espiratoria; CFR = capacità funzionale residua; CI = capacità inspiratoria; VRI = volume di riserva inspiratorio;

VR = volume residuo; CPT = capacità polmonare totale; CV = capacità vitale; VT= volume corrente.

CFR = VR + VRE; CI = V+ VRI; CV = VT+ VRI + VRE.

La capacità funzionale residua viene misurata utilizzando tecniche di diluizione dei gas o un pletismografo (che è più accurato in quei pazienti che hanno limitazioni del flusso aereo e presenza di gas intrappolato).

Curve volume-tempo e flusso-volume

La rappresentazione grafica della spirometria è espressa da una curva volume/tempo, nella quale, sull’asse delle ascisse, è riportato il valore del tempo, sulle ordinate quello della quantità di aria espirata (volume). Tale curva non è usata in fase diagnostica, ma soprattutto per valutare la corretta durata dello sforzo espiratorio

Curva flusso-volume

Contrariamente allo spirogramma, che mostra il flusso (in L) rispetto al tempo (in secondi), la curva flusso-volume (Curve flusso-volume) mostra il flusso (in L/secondo) in relazione al volume polmonare (in L), dall’inspirazione massimale all’espirazione completa (volume residuo) e durante la massima espirazione a partire dall’inspirazione completa (capacità polmonare totale). Il vantaggio principale della curva flusso-volume è che essa è in grado di mostrare se il flusso d’aria è appropriato per un particolare volume polmonare. Per esempio, il flusso d’aria è normalmente più lento a volumi polmonari bassi perché il ritorno elastico è minore a volumi polmonari più bassi. I pazienti affetti da fibrosi polmonare hanno bassi volumi polmonari, e il loro flusso d’aria appare ridotto, se misurato indipendentemente. Tuttavia, quando il flusso d’aria è presentato come una funzione del volume polmonare, risulta evidente che il flusso è in realtà più elevato del normale come risultato dell’aumentato ritorno elastico caratteristico dei polmoni fibrotici.

 

Molto più importante è la curva flusso-volume.

La morfologia di una curva flusso-volume normale è riportata nella Figura 1.(Boccaccino)

Sull’asse orizzontale è posto il volume di aria espirata o inspirata espresso in litri.

Sull’asse verticale la velocità con la quale l’aria fuoriesce dai polmoni (flusso) espressa in litri al secondo.

Nella Figura 1, la linea orizzontale di colore nero (larghezza della curva) indica la capacità vitale forzata (FVC),la linea arancio indica il FEV1.

Il FEV1 varia nel bambino normale tra l’85% e il 90% della FVC.

 

La curva espiratoria (grigia) indica il flusso espiratorio, cioè la velocità con la quale l’aria esce dai polmoni durante tutto l’atto espiratorio.

Come si può notare vi è una prima fase di rapida ascesa della velocità, legata all’inizio della manovra espiratoria forzata, durante la quale si invita il paziente a effettuare un atto espiratorio “esplosivo”, in modo da esaurire tutta l’azione legata alla muscolatura volontaria (parete addominale).

La quantità di aria espirata prima del picco di flusso deve essere inferiore al 5% della FVC ed è definita “sforzodipendente”, essendo determinata oltre che dal ritorno elastico anche dalla partecipazione volontaria dei muscoli espiratori.

Dopo tale fase, che dura un decimo di secondo e il cui apice ci dà il valore del picco di flusso espiratorio (PEF), vi è una rapida discesa della velocità: tale fenomeno è legato alla compressione dinamica delle vie aeree.

La porzione della curva espiratoria flusso-volume è definita, nella sua parte discendente, come “sforzo-indipendente” ed è strettamente correlata alle resistenze respiratorie, essendo determinata solo dal ritorno elastico del polmone e della gabbia toracica.

 

Interpretazione

 

Con la spirometria non è possibile fare una diagnosi specifica, ma solo collocare il quadro clinico in esame tra:sindromi ostruttive, sindromi restrittive e normalità.

I valori ottenuti possono essere confrontati con i valori previsti (predetti) (Fig. 2 Boccacino) o con valori precedenti dello stesso paziente (valutazione longitudinale).

La valutazione dei predetti non deve far commettere l’errore di sottostimare un valore apparentemente normale che, se confrontato con valori precedenti, denota invece un peggioramento della funzionalità respiratoria.

Naturalmente se non si dispone di misurazioni pregresse diviene estremamente importante eseguire almeno un test di broncodilatazione (BD). Infatti se il test di BD è positivo si avrà un’indicazione importante su quale sia il best-FEV1 per il paziente in esame, quindi il FEV1 post BD diventa il valore normale di riferimento per quel paziente.

L’indice di Tiffaneau (I.T.) è un valore importate nell’ambito della diagnostica differenziale, può essere anche più sensibile del solo FEV1 nel definire la gravità del quadro asmatico.

Infatti se vogliamo graduare la gravità dell’asma è preferibile utilizzare invece che il FEV1, l’I.T., le cui variazioni sembrano maggiormente correlate alle variazioni cliniche.

Il FEV1 è un indice importante e altamente riproducibile della spirometria, ma proprio perché non è selettivo per quella porzione della curva influenzata maggiormente dall’elasticità polmonare (sforzo-indipendente), può capitare che in alcuni casi non sia di grande aiuto nel monitoraggio della malattia asmatica.

I flussi parziali, soprattutto il FEF 50 e il FEF 25-75 rappresentano un ausilio importante in alcuni casi di asma.

Questi indici sono molto sensibili, possono indicarci un’alterazione iniziale della malattia e sono maggiormente correlati all’iperreattività bronchiale, ma per la loro alta variabilità hanno alcune limitazioni:

  1. possono essere presi in considerazione solo nei pazienti con FVC normale (in caso di asma grave vi è un aumento del volume residuo e un fenomeno di air trapping che rende falsamente normali i flussi parziali e determina una riduzione della FVC);
  2. il limite normale è posto al di sopra del 70% del predetto;
  3. nel test di BD è considerata variazione significativa un aumento del loro valore “post BD” superiore al 45%.

Compressione dinamica delle vie aeree

Le vie aeree prive di sostegno cartilagineo, quindi facilmente collassabili, si trovano tutte circondate da tessuto polmonare, per cui risentono dell’aumentata pressione esercitata al loro esterno durante l’espirazione forzata (compressione) e tendono a collassare, creando una riduzione progressiva del flusso.

Il punto delle vie aeree nel quale, durante l’espirazione forzata, la pressione interna equivale a quella pleurica è detto equal pressure point (EPP) e si sposta durante questa fase espiratoria dalle vie aeree centrali a quelleperiferiche (compressione dinamica).

Le vie aeree che tendono a ostruirsi in seguito alla compressione sono quelle a monte dell’EPP, cioè dove la pressione è inferiore a quella pleurica (Fig. 5.Boccaccino)

Ecco perché i flussi parziali, cioè le velocità relative al 75%, 50% e 25% della capacità vitale forzata, rappresentano, a mano a mano che ci si sposta verso la parte finale dell’espirazione (FEF 75), la limitazione al flusso delle vie aeree più distali (piccole vie aeree).

La spirometria risente in modo indiretto dell’alterata elasticità polmonare che sfocia in una riduzione del flusso espiratorio, soprattutto nella zona sforzo-indipendente.

Proprio su questo caratteristico comportamento della limitazione al flusso è basata la diagnostica spirometrica dell’asma, sia per la riduzione del FEV1, che comprende però anche la parte sforzo-dipendente, sia per la riduzione dei flussi parziali (sforzo-indipendenti).

Ostruzione respiratoria

L’ostruzione respiratoria può avvenire a diversi livelli: laringe, trachea, grossi e medi bronchi, piccole vie aeree.

La morfologia della curva FV avrà un aspetto differente a seconda dei vari tipi di ostruzione (Fig.3.Boccaccino).

Nel caso dell’asma (Fig. 4.Boccaccino) il grado di ostruzione varia e così il tipo di reperto, che può essere rappresentato dalla sola riduzione dei flussi parziali con FEV1 e FVC normali (ostruzione delle piccole vie aeree) o dalla riduzione anche del FEV1 con FVC normale e riduzione dell’I.T. al di sotto dell’85%.

Nei gradi severi, con aumento del volume residuo vi sarà una riduzione della FVC, determinata da una collassabilità estremamente facile delle vie aeree che non consentono il normale svuotamento dei polmoni (airtrapping).

Il FEV1 è l’indice respiratorio più strettamente correlato a una valutazione prognostica dell’asma. Un aumento della sensibilità prognostica potrebbe essere ottenuto, come suggerito da alcuni autori, usando il rapporto FEF 25-75/FVC.

Curve flusso-volume

(A) Normale. La parte inspiratoria della curva è simmetrica e convessa. La parte espiratoria è lineare. Il flusso d’aria a metà della capacità inspiratoria e il flusso d’aria a metà della capacità espiratoria sono spesso misurati e comparati. Il flusso d’aria inspiratorio massimo al 50% della capacità vitale forzata (MIF 50% CVF) è maggiore rispetto al flusso d’aria espiratorio massimo al 50% della CVF (capacità vitale forzata) (MEF 50% CVF) poiché durante l’espirazione si verifica una compressione dinamica delle vie aeree.

(B) Disturbi ostruttivi (p. es., enfisema, asma). Sebbene tutte le velocità di flusso d’aria siano diminuite, il prolungamento dell’espirazione predomina e il MEF < MIF. A volte, il picco di flusso espiratorio è utilizzato per valutare il grado di ostruzione delle vie aeree ma è condizionato dallo sforzo del paziente.

(C) Malattia restrittiva (p. es., malattia polmonare interstiziale, cifoscoliosi). Il gap è ridotto a causa della diminuzione dei volumi polmonari. I flussi d’aria sono maggiori del normale a parità di volume polmonare, poiché l’aumentato ritorno elastico dei polmoni mantiene le vie aeree aperte.

(D) Ostruzione fissa delle vie aeree superiori (p. es., stenosi tracheale, gozzo). La parte alta e bassa delle curve sono appiattite cosicché la conformazione ricorda quella di un rettangolo. L’ostruzione fissa limita i flussi sia durante l’inspirazione che durante l’espirazione e il MEF = MIF.

(E) Ostruzione extratoracica variabile (p. es., paralisi monolaterale delle corde vocali, disfunzione delle corde vocali). Quando una sola corda vocale è paralizzata, si muove passivamente con il gradiente di pressione attraverso la glottide. Durante l’inspirazione forzata, è tirata all’interno, causando un plateau di flusso inspiratorio diminuito. Durante l’espirazione forzata, viene passivamente spinta di lato e il flusso espiratorio è alterato. Perciò, MIF 50% CVF (capacità vitale forzata) < MEF 50% CVF (capacità vitale forzata).

(F) Ostruzione intratoracica variabile (p. es., tracheomalacia). Durante un’inspirazione forzata, una pressione pleurica negativa mantiene la trachea mobile aperta. Con l’espirazione forzata, la perdita del supporto strutturale provoca il restringimento tracheale e un plateau della diminuzione di flusso. Il flusso d’aria viene mantenuto brevemente prima che si verifichi la compressione delle vie aeree.

La curva flusso-volume richiede la misura dei volumi polmonari assoluti. Sfortunatamente, molti laboratori costruiscono il grafico del flusso d’aria rispetto alla CVF (capacità vitale forzata); la curva flusso-CVF non ha un tratto inspiratorio e perciò non fornisce molte informazioni.

Quadri patologici

Sulla base delle velocità di flusso e dei volumi polmonari, è possibile classificare come ostruttive o restrittive la maggior parte delle patologie respiratorie ( Cambiamenti fisiologici caratteristici associati a disturbi polmonari ).

Patologie ostruttive

Le patologie ostruttive sono caratterizzate dalla riduzione del flusso d’aria, in modo particolare del FEV1 e del FEV1 espresso come percentuale della CVF (FEV1/CVF). Il grado di riduzione del FEV1 comparato con i valori previsti determina il grado del difetto ostruttivo (Gravità dei disturbi polmonari ostruttivi e restrittivi*, †). I difetti ostruttivi sono causati da

  • Maggiore resistenza al flusso d’aria a causa di anomalie interne del lume delle vie aeree (p. es., neoplasie, secrezioni, ispessimento della mucosa)
  • Alterazioni della parete delle vie aeree (p. es., contrazioni dei muscoli lisci, edema)
  • Riduzione del ritorno elastico (p. es., la distruzione parenchimale che si verifica nell’enfisema).

Con la velocità ridotta del flusso d’aria, i tempi espiratori sono più lunghi del normale e l’aria può rimanere intrappolata all’interno dei polmoni a causa dello svuotamento incompleto e dell’aumento dei volumi polmonari (p. es., capacità polmonare totale, volume residuo).

Il miglioramento del FEV1 o del FEV1/CVF ≥ 12% o di 200 mL in seguito alla somministrazione di un broncodilatatore conferma la diagnosi di asma o di ipersensibilità delle vie aeree. Tuttavia, alcuni pazienti affetti da asma possono avere una funzionalità respiratoria e parametri spirometrici normali tra una crisi e l’altra. Qualora il sospetto di asma rimanga elevato nonostante normali risultati della spirometria, è indicato il test di provocazione con la metacolina, analogo sintetico dell’acetilcolina che si comporta come un irritante bronchiale aspecifico, al fine di riconoscere o escludere la broncocostrizione. Nel test di provocazione alla metacolina, i parametri spirometrici vengono misurati in condizioni basali e dopo inalazione di concentrazioni crescenti di metacolina. La concentrazione di metacolina che causa un calo del 20% FEV1 è chiamata PC20. I laboratori hanno diverse definizioni di reattività delle vie aeree, ma in generale i pazienti, quando mostrano almeno una riduzione del FEV1 del 20% rispetto al valore di base (PC20), quando la concentrazione di metacolina inalata è < 1 mg/mL, è considerata diagnostica di un aumento della reattività bronchiale, mentre una PC20 > 16 mg/mL esclude la diagnosi. Valori di PC20 compresi tra 1 e 16 mg/mL sono dubbi.

Il test da sforzo può essere utilizzato per identificare la broncocostrizione indotta dallo sforzo ma è meno sensibile del test di provocazione con metacolina nell’individuare un’ipersensibilità generalizzata delle vie aeree. Il paziente viene sottoposto a un livello costante di lavoro sul tapis roulant o sul ciclo-ergometro per 6-8 minuti a un’intensità tale da determinare una frequenza cardiaca pari all’80% della frequenza massima prevista. Il FEV1 e la CVF (capacità vitale forzata) vengono misurati prima e dopo 5, 15 e 30 minuti di esercizio. Il broncospasmo indotto dallo sforzo, dopo l’esercizio, comporta un FEV1 o una CVF ≥ 15%.

L’iperventilazione volontaria eucapnica può anche essere utilizzata per indurre e diagnosticare la broncocostrizione indotta dall’esercizio fisico, ed è il metodo accettato dal Comitato Olimpico Internazionale. L’iperventilazione volontaria eucapnica comporta l’iperventilazione con una miscela di gas di 5% di diossido di carbonio e di 21% di ossigeno all’85% della massima ventilazione volontaria per 6 min. Il FEV1 viene poi misurato a intervalli specifici dopo il test. Come per altri test di provocazione bronchiale, il calo di FEV1 che è diagnostico nel broncospasmo indotto varia nei diversi laboratori.

Patologie restrittive

Un disturbo restrittivo è caratterizzato da una riduzione del volume polmonare, specificamente, una CPT (capacità polmonare totale) < 80% del valore predetto. Tuttavia, nella malattia restrittiva precoce, la capacità polmonare totale può essere normale (come risultato di un forte sforzo inspiratorio) e l’unica anomalia potrebbe essere una riduzione del volume residuo. La riduzione della CPT (capacità polmonare totale) determina la gravità della restrizione ( Gravità dei disturbi polmonari ostruttivi e restrittivi*, † ). La riduzione dei volumi polmonari provoca una riduzione delle velocità di flusso (FEV1 ridotto, Curve flusso-volume B). Tuttavia, il flusso d’aria rispetto al volume polmonare risulta aumentato, per cui il FEV1/CVF è normale o aumentato.

I difetti restrittivi sono determinati dalle seguenti cause:

  • Perdita di volume polmonare (p. es., lobectomia)
  • Anomalie delle strutture che circondano il polmone (p. es., patologie pleuriche, cifosi, obesità)
  • Debolezza dei muscoli inspiratori (p. es., disturbi neuromuscolari)
  • Anomalie del parenchima polmonare (p. es., fibrosi polmonare )

La caratteristica comune a tutti i casi è una riduzione della compliance dei polmoni, della parete toracica o di entrambi.

Gravità dei disturbi polmonari ostruttivi e restrittivi*, †

Gravità Ostruttivo Restrittivo
FEV1/CVF (% del predetto) FEV1 (% del predetto) CPT (capacità polmonare totale) (% del predetto)
Normale ≥ 70 ≥ 80 ≥ 80
Lieve < 70 ≥ 80 70-79
Moderato < 70 50 ≤ FEV1 < 80 50-69
Grave < 70 30 ≤ FEV1 < 50 < 50
Molto grave < 70 < 30 oppure< 50 con insufficienza respiratoria cronica
*La gravità si basa principalmente su FEV1/CVF e FEV1 per i disturbi ostruttivi e CPT per i disturbi restrittivi.
†I criteri variano a seconda delle linee guida.
FEV1 = volume espiratorio forzato in 1 secondo; CVF = capacità vitale forzata; CPT = capacità polmonare totale.

Vie aeree centrali

La morfologia della curva FV può indicarci se l’ostruzione è a livello delle alte vie aeree o se siamo di fronte a un’ostruzione delle vie aeree centrali (Fig. 3).

La porzione inspiratoria della curva non risente dell’effetto di compressione dinamica, poiché le vie aeree si trovano in una situazione di pressione maggiore rispetto a quella pleurica, quindi non ha valore diagnostico nell’asma.

Nelle forme di ostruzione glottica, tracheale o da compressione neoplastica della trachea tale porzione inspiratoria tende ad appiattirsi.

La curva espiratoria risulta appiattita nelle ostruzioni fisse delle vie aeree superiori.

 

Test di broncodilatazione

È semplice da eseguire e fornisce utili indicazioni sulla componente broncostrittiva del paziente in esame.Può essere utile oltre che nel bambino con anomalie spirometriche anche nel bambino con valori basali solo apparentemente normali.

Dopo aver praticato una spirometria basale si somministra salbutamolo per aerosol e si esegue una nuova spirometria dopo 20 minuti.

La dose di salbutamolo può essere somministrata anche sotto forma di spray predosato in dose terapeutica o in dose maggiore al fine di ottenere il massimo dell’effetto broncodilatante (noi preferiamo somministrare 400 mcg spray con distanziatore).

L’indice più importante da valutare è il FEV1, che indica un test positivo se si innalza del 12% rispetto al valore basale.

Il FEF 25-75, essendo un indice molto variabile, va preso in considerazione solo se aumenta oltre il 45% e mai da solo, ma considerando sempre la storia clinica del soggetto, valutandolo nel tempo con altre spirometrie e con altri test di funzionalità respiratoria e assicurandosi che i valori della FVC siano normali.

 

La positività del test di BD è altamente indicativa per una diagnosi di asma, soprattutto se abbinata alla presenza di sintomatologia specifica.

La negatività del test di BD può dipendere sia dal fatto che i disturbi respiratori del soggetto non sono di origine asmatica, sia dalla necessità, per presenza di ipersecrezione, di una terapia antinfiammatoria prolungata, prima di ottenere un test di BD positivo.

Nei pazienti con asma grave potrebbe ottenersi una broncodilatazione quantitativamente meno intensa che in quelli con asma di media entità.

Ciò è dovuto all’edema dei tessuti, per cui è necessaria una terapia cortisonica prima di valutare un buon effetto del broncodilatante.

Un effetto paradosso (peggioramento dopo salbutamolo del FEV1) è spesso dovuto a una variazione nell’esecuzione dello sforzo eseguito o a un fenomeno di compressione dell’aria intratoracica.

Per le ragioni suddette il test di BD può dare falsi negativi, soprattutto se il paziente asmatico ha una spirometria basale perfettamente normale o ha un’asma grave.

 

Test di provocazione aspecifici

Servono a misurare la reattività bronchiale del paziente in seguito alla somministrazione di stimoli broncocostrittori aspecifici quali: metacolina, aria fredda, nebbia ultrasonica.

Il test più diffuso è quello con metacolina, molto utile nell’escludere la diagnosi di asma in caso di negatività. Il suo potere predittivo negativo è superiore a quello positivo, essendo positivo anche in altre patologie respiratorie e in situazioni di iperreattività transitoria (infezione, rinite).

Trova la sua maggiore utilità allorquando vi è un sospetto di asma su base clinica con una spirometria normale e un test di broncodilatazione negativo.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Lombardi A, Boccaccino A. Prove di funzionalità respiratoria. Pneumologia Pediatrica. Vol 16, n° 62, 2016