Displasia ossea sclerosante – Ittiosi – Insufficienza Ovarica Precoce – Osteopetrosi – malattia di Albers-Schönberg
Che cosa è la displasia ossea sclerosante o osteopetrosi?
l’Osteopetrosi è una malattia ossea che rende le ossa anormalmente denso e incline alla rottura (frattura). I ricercatori hanno descritto diversi tipi principali di osteopetrosi, che di solito sono distinte per il loro modello di ereditarietà: autosomica dominante, autosomica recessiva o X-linked. I diversi tipi di disturbo possono anche essere distinti dalla gravità dei segni e sintomi.
Le displasie ossee sclerosanti rientrano in un gruppo di disordini genetici caratterizzati da un aumentato accrescimento ed addensamento osseo dell’apparato scheletrico. In molte forme di questa patologia esiste una sordità severa con carattere progressivo, prevalentemente sostenuta dall’intrappolamento osseo del nervo acustico lungo il suo decorso intracranico. Nella displasia cranico-metafisaria le alterazioni progressive della funzionalità uditiva hanno un grave impatto sulla funzione comunicativa. La sordità, sia trasmissiva che neurosensoriale diventa progressiva nella seconda decade di età. Ad essa si associano alterazioni progressive della voce, a causa delle variazioni delle cavità di risonanza del massiccio facciale ed a causa della compressione di altri nervi cranici che governano l’articolazione verbale.
Tra le patologie ossee sclerosanti, il termine “Osteopetrosi” (OP) descrive quelle caratterizzate da un aumento generalizzato della massa ossea conseguente alla riduzione od alla completa as senza del riassorbimento osseo osteoclastico.
La difettosa attività osteoclastica causa la persi stenza del vecchio osso, un aumento della densità minerale e l’ostruzione delle cavità intraossee con tenenti organi vitali come il midollo osseo ed il si stema nervoso.
Il prevalente ispessimento dell’osso trabecolare, anche se come vedremo non esclusivo, la distingue dalle “iperostosi”, nelle quali è preferibilmente l’osso corticale ad essere ispessito.
Osteopetrosi autosomica dominante (ADO), è stata descritta per la prima volta nel 1904 da Albers-Schonberg che è chiamata anche malattia di Albers-Schönberg, “malattia delle ossa di marmo” per la caratteristica durezza ma anche fragilità dell’osso,è in genere la forma più lieve della malattia . Alcuni individui affetti non hanno sintomi. In queste persone, le ossa insolitamente dense possono essere scoperti per caso quando un x-ray è fatto per un altro motivo. Negli individui affetti che sviluppano segni e sintomi, le principali caratteristiche della condizione includono fratture multiple delle ossa, anormale curvatura da lato a lato della colonna vertebrale (scoliosi) o altre anomalie vertebrali, artrosi nei fianchi, e una infezione dell’osso chiamata osteomielite. Questi problemi di solito diventano evidenti nella tarda infanzia o l’adolescenza.
Quanto è comune osteopetrosi?
Osteopetrosi autosomica dominante è la forma più comune della malattia, che colpisce circa 1 su 20.000 persone. Osteopetrosi autosomica recessiva è più raro, che si verifica in circa 1 su 250.000 persone. ed è stata riportata in molteplici et nie, sebbene alcune forme siano particolarmente comuni nelle popolazioni arabe del Medio Orien te e del Nord Africa ed in Costa Rica.
Altre forme di osteopetrosi sono molto rari. Solo pochi casi di intermedio osteopetrosi autosomica e OL-EDA-ID sono stati riportati nella letteratura medica.
Sintomi tipici sono la bassa statura, le deformità scheletriche e le fratture patologiche, in associa zione a gravi deficit ematologici e neurologici. Esi stono varie forme di OP, caratterizzate da diversa trasmissibilità genetica e gravità, potendo essere asintomatiche o mortali già nell’infanzia. La clas sificazione è tuttora fondamentalmente basata sul la presentazione clinica e radiologica e sulla tra smissibilità genetica ed è resa difficile proprio dal la variabilità dei sintomi e della severità delle com plicanze. Grossolanamente si distinguono 3 forme di OP: l’autosomica recessiva (autosomal recessi ve osteopetrosis, ARO), la forma intermedia (in termediate autosomal recessive osteopetrosis, IRO) e l’autosomica dominante (au tosomal dominant osteopetrosis, ADO). Tutte e tre le forme, sebbene in maniera diversa, manifestano caratteristiche comuni oltre alla sclerosi ossea, qua li un aumento generalizzato della massa ossea, le fratture spontanee, le deformità scheletriche, le possibili osteomieliti e problemi odontoiatrici. ARO è la forma più severa, con un’incidenza me dia da 1:200.000 a 1:300.000 nati ma con una pe culiare frequenza in Costa Rica (3-4:100.000 nati). Solitamente diagnosticata nel primo anno di vita, è caratterizzata da sclerosi ossea che interessa uniformemente la maggior parte dello scheletro, compresi cranio, colonna, pelvi ed ossa appendi colari; l’attività riassorbente deficitaria è respon sabile del mancato sviluppo e/o della compressio ne in particolare del midollo osseo o della riduzio ne della cavità cranica e dei canali nervosi. Ne con seguono una pancitopenia, da insufficiente emato poiesi midollare, epatosplenomegalia da patologi ca ematopoiesi extra-midollare, e sindromi da in trappolamento, oltre a cecità , sordità e paralisi dei muscoli facciali. L’aspettati va di vita è di 3-4 anni ed è solitamente compro messa dalla grave anemia, da emorragie o da sepsi. Un sottotipo particolare di ARO, caratterizzato an che da degenerazione primitiva del cervello e del la retina, è dovuto ad un’associata patologia liso somiale da accumulo.
La forma IRO è meno grave della ARO ed è soli tamente compatibile con una più lunga sopravvi venza. Le principali caratteristiche, oltre alla scle rosi ossea ed alle fratture patologiche, includono la bassa statura, malformazioni dentali ed osteomie liti mandibolari o mascellari. Altre possibili mani festazioni cliniche, molto variabili, includono l’aci dosi tubulare renale, le sindromi nervose da com pressione, una moderata anemia, calcificazioni ce rebrali, ritardo mentale e psicomotorio.
ADO, detta anche malattia di Albers-Schonberg, ha un’incidenza pari a 5:100.000 nati ed è definita la forma benigna, anche se si presenta con un’estre ma variabilità fenotipica, da asintomatica a grave, pure entro lo stesso nucleo familiare ed in presen za della stessa mutazione. È tipica degli adulti ed è caratterizzata da osteosclerosi focale (coinvol gente soprattutto la base cranica, la pelvi ed i piat ti vertebrali), dolore osseo, talora sindrome del tunnel carpale, precoce osteoartrosi, osteomieliti e possibili fratture patologiche. La funzione midol lare non è compromessa in questa forma. Recente mente è giunto alla nostra osservazione un giova ne quarantenne in cui la prima manifestazione cli nica correlabile alla sua OP è stato una sintomato logia dolorosa da uncoartrosi lombare (Fig. 1). Oltre alle tre classiche forme di OP, recentemente ne è stata descritta un’altra associata a displasia ectodermica (con interessamento di pelle, capelli, unghie, denti e ghiandole sudoripare), linfedema ed immunodeficienza (OL-EDA-ID syndrome). È molto rara (sinora è stata descritta in soli 5 ma schi), conduce a morte in età giovanile solitamen te per complicanze infettive e la sua trasmissibilità è associata al cromosoma X (X-linked OP, XLO). L’estrema variabilità fenotipica dell’OP deriva dal la sua marcata variabilità genetica e patogenetica. Come abbiamo visto la trasmissibilità delle varia bili mutazioni genetiche note può avvenire in ma niera autosomica recessiva, autosomica dominan te o legata al cromosoma X. Comunque attual mente nel 30% circa dei casi non è ancora possi bile una diagnosi genetica. Per saperne di più sul CLCN7 , IKBKG , e TCIRG1 geni. Consulta l’elenco di geni associati con osteopetrosi.
Come fanno le persone ad ereditare l’osteopetrosi?
Osteopetrosi può avere diversi modelli diversi di ereditarietà. Più comunemente, il disturbo ha un modello autosomico dominante, che significa che una copia di un gene alterato in ogni cella è sufficiente a causare il disturbo. La maggior parte delle persone affette da osteopetrosi autosomica dominante ereditano la condizione da un genitore affetto.
Osteopetrosi può anche essere ereditata in un modello autosomico recessivo, il che significa che entrambe le copie di un gene in ogni cellula hanno mutazioni. I genitori di una persona con una malattia autosomica recessiva portano ciascuno una copia del gene mutato, ma in genere non mostrano segni e sintomi della malattia.
OL-EDA-ID viene ereditata in un modello recessivo X-linked. Il gene IKBKG è situato sul cromosoma X, che è uno dei due cromosomi sessuali. Nei maschi (che hanno un solo cromosoma X), una copia del gene alterato in ogni cella è sufficiente a causare la condizione. Nelle femmine (che hanno due cromosomi X), una mutazione dovrebbe verificarsi in entrambe le copie del gene per causare il disturbo. Poiché è improbabile che le femmine hanno due copie di questo gene alterato, i maschi sono colpiti da disturbi recessivi X-linked molto più frequentemente rispetto alle femmine. Una caratteristica di ereditarietà X-linked è che i padri non possono passare caratteri X-linked ai loro figli.
Tutti i geni noti (TC1RG1, CLCN7, OSTM1, TNFSF11, TNFR SF11A, CAII, PLEKHM1, NEMO) coinvolti han no a che fare con la differenziazione o l’attività osteoclastica (Tab. I) (1-9). Una forma simil-osteo petrotica con trasmissione autosomica dominante, in passato classificata come ADO 1 per differen ziarla dalla forma di Albers-Schonberg (preceden temente definita ADO 2) è stata recentemente esclusa dalle OP perchè l’aumento della massa os sea si è rivelato non associato ad un difetto osteo clastico ma all’attivazione dell’LRP5. Talora le al terazioni non stanno primariamente nell’osteocla sta o nei suoi progenitori ma in fattori del mi croambiente che ne condizionano la differenzia zione e l’attività. È stato anche ipotizzata all’ori gine di taluni casi la sintesi di un paratormone ano malo. Talora sono state descritte alterazioni liso somiali, che si sono associate anche a neuropatie da accumulo. Inoltre studi su monociti e granulo citi periferici di pazienti con forme infantili di OP avrebbero documentato un’anomala produzione di interleukina 2 e di superossidi, fattori necessari an che per il riassorbimento osseo osteoclastico.
Le caratteristiche radiografiche dell’OP possono essere diagnostiche e sono innanzitutto identifica li nella più o meno diffusa e generalmente simme trica osteosclerosi. Nelle forme più severe sono al terate tutte e tre le componenti della fisiologia sche letrica: la crescita, il modeling ed il remodeling. Il cranio è solitamente ispessito e denso, soprattutto alla base, ed i seni paranasali e mastoidei sono po co pneumatizzati. La radiografia della colonna in laterale può mostrare un aspetto di “osso dentro osso” o di “rugger-jersey” per la tipica sclerosi dei piatti vertebrali. Altre ossa possono apparire unifor memente sclerotiche, ma talora, specie nelle ali iliache e nelle parti terminali delle ossa lunghe pos sono osservarsi bande di sclerosi alternate ad altre radiotrasparenti. Le metafisi sono tipicamente al largate, a forma di clava o di fiasca. Altre volte la radiografia mostra gli esiti delle frequenti fratture da fragilità, conseguente alle alterazioni qualitati ve dell’osso da difettoso rimodellamento, o di osteomieliti. La risonanza magnetica trova una par ticolare indicazione nel follow up di questi pazienti, specie dopo trapianto di midollo.
Tuttavia la documentazione patognomonica è rap presentata dalla dimostrazione istologica dell’in capacità degli osteoclasti di riassorbire l’osso. Que st’ultima si manifesta tipicamente con aree di as sente o ridotto modellamento, con mancata espan sione delle cavità midollari ed incapacità dell’os so di crescere in lunghezza e diametro, o di insuf ficiente rimodellamento e quindi con residui di spongiosa primaria mineralizzata, caratterizzata da cartilagine calcificata entro osso maturo, o con aree di “woven bone”.
L’alterazione funzionale degli osteoclasti è gene ralmente rivelata, anche se non sempre, dall’as senza del tipico orletto a spazzola e delle zone chia re che caratterizzano gli osteoclasti normali (11, 12); talora sono state descritte inclusioni nucleari, tuttavia dal significato patogenetico dubbio (13). Osteoclasti ipernucleati staccati dalla superficie os sea sono stati descritti nell’OP associata all’uso di larghe dosi di bisfosfonati.
Vi è una grande eterogeneità nel numero degli osteoclasti riscontrabili nelle biopsie di pazienti osteopetrotici: generalmente sono numerosi, sia nelle forme adulte che infantili, ma talora sono po chi od assenti, in particolare in alcune forme asso ciate a specifiche mutazioni (nei geni TNFSF11 o TNFRSF11A) coinvolgenti il RANKL od il RANK (14). La recente dimostrazione di un coinvolgi mento di questi ultimi fattori, notoriamente parte cipi anche alla modulazione del sistema immune ed in particolare nel controllo della maturazione e fun zione sia dei linfociti T che B, rende ragione delle possibili associazioni cliniche dell’OP con sindro mi da immunodeficienza, nell’ambito delle com plesse interazioni oggetto di studio della cosidetta osteoimmunologia.
Il riconoscimento di un ruolo primario degli osteo blasti, anziché degli osteoclasti, nell’aumento del la massa ossea tipico dell’OP, è controverso, anche se è stato descritto in due casi (15). È più probabi le che l’incremento dell’attività osteoblastica e del tessuto osteoide, effettivamente spesso riportato nei referti istologici, sia secondario alla disfunzione osteoclastica ed alla conseguente alterazione an
Tabella I – Differenti forme di OP in relazione al difetto genetico e possibilità terapeutiche
Gene coinvolto |
Bibl. |
Proteina e Funzione coinvolte |
Effetto sugli Osteoclasti (OC) |
N. OC |
Classificazione |
TCIGR1 |
1,2 |
Sub unità a3 dell’H+ ATPasi essenziale per il trasporto di protoni alla lacuna di riassorbimento |
Alterata funzione |
↑ |
ARO |
CLCN7 |
3 |
Antiporta CL-H+, importante per il bilancio delle cariche nel processo di acidificazione |
Alterata funzione |
↑ |
ARO |
ADO |
|||||
OSTM1 |
4 |
Proteina di trans membrana probabilmente associata con la funzione CLCN7 |
Alterata funzione |
↑ |
ARO |
TNFSF11 |
5 |
RANKL, citochina osteoclastogenetica essenziale |
Alterata formazione |
↓ |
ARO |
TNFRSF11A 6 |
Recettore del RANKL |
Alterata formazione |
↓ |
ARO |
|
CAII |
7 |
Anidrasi carbonica di tipo II, che catalizza la reazione tra CO2 e H2O per formare H2CO3 |
Alterata funzione |
↑ |
IRO |
PLEKHM1 |
8 |
Proteina probabilmente coinvolta nel trasporto vescicolare e nell’acidificazione |
Alterata funzione |
↑ |
IRO |
NEMO |
9 |
Proteina coinvolta nell’attivazione del fattore di trascrizione NF-kB |
Alterata formazione/ alterata funzione |
↓/↑ |
XLO |
Il riconoscimento di un ruolo primario degli osteo blasti, anziché degli osteoclasti, nell’aumento del la massa ossea tipico dell’OP, è controverso, anche se è stato descritto in due casi (15). È più probabi le che l’incremento dell’attività osteoblastica e del tessuto osteoide, effettivamente spesso riportato nei referti istologici, sia secondario alla disfunzione osteoclastica ed alla conseguente alterazione anche del “coupling” osteoclasto-osteoblasto (16). Questa stretta interazione paracrina tra osteoclasti ed osteoblasti è mediata da molteplici fattori noti da tempo tra cui il TGF , le BMPs, il PDGF, e più recentemente, la proteina di membrana efrina B2, la sfingosina 1-fosfato, il fattore di crescita epato citario e l’enzima fosfatasi acida tartrato resisten te. Pertanto l’OP potrebbe rappresentare la mani festazione di questa fisiopatologica interazione pa racrina, indipendente dal riassorbimento osseo. A conferma di ciò è stato osservato che nelle forme di OP ricche di osteoclasti, nonostante un’attività riassorbitiva fortemente compromessa, quella neoformatrice è normale od addirittura esaltata: il numero degli osteoclasti generalmente correla con il numero e l’attività degli osteoblasti ed i livelli sie rici di fosfatasi alcalina ossea sono generalmente elevati; viceversa nelle forme di OP con pochi osteoclasti vi sono anche meno osteoblasti ed i li velli della fosfatasemia alcalina ossea sono nella norma (17, 18).
Pertanto l’OP può non essere semplicemente l’espressione di una deficitaria attività riassorben te ma anche la manifestazione, perlomeno in alcu ne forme, di un’esagerata attività neoformatrice in dotta da un’alterata interazione paracrina osteocla stica-osteoblastica. Questa nuova interpretazione patogenetica potrebbe presto tradursi in originali approcci terapeutici.
In corso di OP, il laboratorio specifico per il meta bolismo osseo e fosfo-calcico oltre a mostrare ta lora, come si diceva, un aumento dei livelli dell’isoenzima osseo della fosfatasemia alcalina, può segnalare un aumento dei livelli sierici di fo sfatasi acida e di creatinkinasi (in particolare l’isoforma BB), entrambe derivanti da osteoclasti patologici. Nelle forme infantili è possibile docu mentare ipocalcemia con iperparatiroidismo se condario. Nelle forme adulte di OP i markers di tur nover osseo e del metabolismo fosfo-calcico sono generalmente nella norma.
La diagnostica differenziale deve escludere le nu merose condizioni accomunate dall’aspetto osteo sclerotico più o meno diffuso alla radiografia o da uno spiccato aumento della densità minerale os sea: altre displasie ossee sclerosanti, ipoparatiroi dismo e pseudo-ipoparatiroidismo, morbo di Paget, intossicazione da piombo, fluoro o berillio, sovra dosaggio nell’uso di bisfosfonati in alcune condi zioni di alterato metabolismo osseo, ipervitamino si D, osteoslerosi associata ad epatite C, metastasi scheletriche diffuse osteoaddensanti da cancro del la mammella o della prostata, mielofibrosi, malat tia delle cellule falciformi, malattie mieloprolife rative, tra le quali la mastocitosi, etc. È giunto re centemente alla nostra osservazione un quadro di mastocitosi manifestatasi come osteopatia adden sante simil-osteopetrotica (Fig. 2), con spiccato au mento della densità minerale ossea rispetto alla me dia per l’età (Z-score = +4 al collo femorale) e per la quale sono risultati diagnostici il dosaggio della triptasemia (superiore a 500 ug/l) e la biopsia os sea. Si ricorda inoltre che la causa più comune di un aumento della densità minerale ossea rispetto al picco medio di massa osseo od ai valori medi per l’età è il sovrappeso (19): le donne con un T-score superiore a 2,5 alla colonna, al collo femorale o al femore totale sono rispettivamente nel 43,5%, nel 55,6% o nel 73,1% dei casi obese ed in questi sog getti con elevata densità minerale ossea non si evi denza un paradossale aumento del rischio di frat tura (20). Di fronte ad un’elevata densità minerale ossea, pertanto, è da prendere innanzitutto in con siderazione l’indice di massa corporea, prima di intraprendere costose indagini per escludere pato logie rare.
In caso di sospetta OP, una diagnosi precisa tra le varie forme richiede spesso anche un’attenta os servazione della progressione della malattia e la valutazione dei familiari, oltre alle opportune in dagini genetiche. È chiaro che una diagnosi corretta anche del sottotipo di OP è critica anche ai fini del trattamento, considerato che l’etiologia, la patoge nesi, la trasmissibilità e la prognosi delle varie for me di OP possono essere, come abbiamo visto, molto diverse.
L’approccio nella gestione del paziente deve inol tre essere necessariamente multidisciplinare, per ché occorre affrontare diverse complicanze cliniche che vanno, ad esempio, dalle alterazioni ematolo giche alle fratture patologiche, dalle osteomieliti al le sequele neurologiche.
Fondamentalmente il razionale degli approcci te rapeutici sin qui impiegati sta nel tentativo di for nire una fonte alternativa di osteoclasti, mediante il trapianto di cellule staminali ematopoietiche, o di stimolare gli osteoclasti del paziente.
Non vi sono attualmente trattamenti sostanzial mente efficaci dell’OP, con l’eccezione del tra pianto di cellule staminali ematopoietiche (Tab. I), riservato peraltro ad alcune delle forme più severe (ARO) e generalmente con un 50% di probabilità di fallimento, specie qualora non sia disponibile un donatore genotipicamente identico. In alcune forme di OP anche il trapianto di cellule stamina li ematopietiche, progenitrici di osteoclasti, è sicu ramente destinato al fallimento, come quelle non derivanti da un difetto dell’osteoclasta ma da un al terato microambiente conseguente, ad esempio, al deficit di RANKL. In quest’ultima forma sembre rebbe semmai più razionale un tentativo di tra pianto di cellule staminali mesenchimali, preoge nitrici di fibroblasti ed osteoblasti secernenti il RANKL o la stessa somministrazione esogena di quest’ultimo.
In passato sono stati tentati approcci terapeutici al ternativi, con risultati modesti e transitori. Tra que sti, la restrizione dietetica di calcio, per indurre un iperparatiroidismo cronico secondario, peraltro controindicata in alcune forme di OP infantile le quali piuttosto, in caso di ipocalcemia sintomatica, richiedono una supplementazione calcica. Occa sionali miglioramenti sono stati riportati con l’uso di larghe dosi di calcitriolo, noto stimolatore degli osteoclasti quiescenti, magari associate alla restri zione alimentare del calcio per evitare l’ipercalce mia e l’ipercalciuria, oppure con l’infusione cro nica di paratormone. Miglioramenti laboratoristici ed istologici sono stati riportati con l’uso di inter ferone ricombinante umano, giustificato dal ri scontro di una difettosa produzione di superossidi da parte di leucociti periferici di pazienti con OP. Infine in pazienti pediatrici con pancitopenia ed epatomegalia è stata riportata una stabilizzazione del quadro clinico con l’utilizzo di glucocorticoidi a dosi elevate, le quali, combinate con una dieta po vera di calcio e ricca di fosfati, si sarebbero asso ciate anche alla formazione di cavità midollari os see ed ad un miglioramento di alcuni segni radio logici di OP.
In prospettiva, grazie alle recenti conoscenze di or dine patogenetico, nuovi approcci terapeutici per specifiche forme di OP saranno rappresentati dall’iniezione di precursori osteoclastici, dal tra pianto di cellule staminali mesenchimali e dalla somministrazione del fattore solubile RANKL.
Dove posso trovare informazioni circa la diagnosi o la gestione dell’ osteopetrosi?
Tali risorse riguardano la diagnosi o la gestione di osteopetrosi e possono includere fornitori di trattamento.
Gene Recensione: Osteopetrosi CLCN7-correlate
Genetica Registro Test: displasia ectodermica, anidrotica, con immunodeficienza, osteopetrosi, elinfedema
Genetica Registro Test: Osteopetrosi e neuroassonale infantile distrofia
Genetica Registro Test: Osteopetrosi autosomica dominante di tipo 2
Genetica Registro Test: Osteopetrosi autosomica recessiva 1
Genetica Registro Test: Osteopetrosi autosomica recessiva 2
Genetica Registro Test: Osteopetrosi autosomica recessiva 4
Genetica Registro Test: Osteopetrosi autosomica recessiva 5
Genetica Registro Test: Osteopetrosi autosomica recessiva 6
Genetica Registro Test: Osteopetrosi autosomica recessiva 7
Genetica Registro Test: Osteopetrosi con acidosi tubulare renale
Si potrebbe anche trovare informazioni sulla diagnosi o la gestione di osteopetrosi in risorse educative e disupporto del paziente .
Informazioni generali sulla diagnosi e la gestione delle malattie genetiche è disponibile nel Manuale. Per saperne di più test genetici , in particolare la differenza tra i test clinici e test di ricerca .
Per individuare un operatore sanitario, vedere Come posso trovare una genetica professionale nella mia zona? nel manuale.
Dove posso trovare ulteriori informazioni su osteopetrosi?
Si possono trovare le seguenti risorse su osteopetrosi utili. Questi materiali sono scritti per il pubblico in generale.
MedlinePlus – Informazioni sanitarie
Salute all’argomento: Malattie delle ossa
Risorse educative – Pagine di informazioni (4 collegamenti)
Supporto paziente – Per i pazienti e le famiglie (3 collegamenti)
Potreste anche essere interessati a queste risorse, che sono progettati per gli operatori sanitari e ricercatori.
Gene Recensioni – Sintesi clinica
Test genetici Registry – archivio di informazioni test genetico (11 collegamenti)
ClinicalTrials.gov – Collegamento pazienti e ricerche mediche
PubMed – La letteratura recente
OMIM – Catalogo Malattia genetica (10 collegamenti)
Quali altri nomi la gente usa per osteopetrosi?
osteopetrosi congenita
malattia delle ossa di marmo
osteopetroses
Per ulteriori informazioni sulla denominazione condizioni genetiche, vedere la Genetics Home ReferenceCondizione Linee guida di denominazione e di come sono condizioni genetiche e geni denominati? nel manuale.
Cosa succede se ho ancora domande specifiche su osteopetrosi?
Chiedi alla Genetica e Malattie Rare Information Center .
Dove posso trovare informazioni generali sulle malattie genetiche?
Il manuale fornisce informazioni di base sulla genetica in un linguaggio chiaro.
Cosa significa se un disturbo sembra correre nella mia famiglia?
Quali sono i diversi modi in cui una condizione genetica può essere ereditata?
Se una malattia genetica corre nella mia famiglia, quali sono le probabilità che i miei figli avranno la condizione?
Perché alcune condizioni genetiche più comuni in particolari gruppi etnici?
Questi collegamenti forniscono genetica ulteriori risorse che possono essere utili.
Genetica e salute
Risorse per pazienti e famiglie
Risorse per professionisti della salute
Cosa definizioni glossario aiuta a capire osteopetrosi?
acidosi , anemia , artrite , autosomica , autosomica dominante ,
autosomica recessiva , il midollo osseo , il rimodellamento osseo , calcio , cellule , cromosomi , congenita , nervi cranici , displasia , gene , epato-splenomegalia , sistema immunitario , immunodeficienza , infezioni , ereditarietà , modello di ereditarietà ;rene , linfedema , mutazione , osteomielite , modello di ereditarietà ; recessivo , renale , scoliosi ,cromosomi sessuali , la bassa statura , statura , tessuto , X-linked recessiva
Si possono trovare definizioni per questi e tanti altri termini nella Genetics Home Reference Glossario .
Vedi anche Comprensione terminologia medica .
Riferimenti (8 collegamenti)
Le risorse su questo sito non deve essere usato come un sostituto per assistenza medica professionale o di consulenza. Gli utenti che cercano informazioni su una malattia genetica personale, sindrome, o condizione dovrebbero consultarsi con un professionista sanitario qualificato.
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