Nasofibroscopi e fibre ottiche rigide sono entrati nella pratica comune e hanno rivoluzionato l’approccio clinico alla patologia nasale. Parallelamente, l’evoluzione delle norme medico-legali e di sicurezza impone condizioni di disinfezione e sterilizzazione legate al loro uso quotidiano. La radiografia standard («faccia alta» e «Blondeau») presenta il vantaggio della rapidità e della semplicità nell’esplorazione delle cavità sinusali. La digitalizzazione aggiunge una migliore qualità e un’irradiazione più bassa. Tuttavia, la tomodensitometria (TDM) conserva un ruolo di primo piano e richiede due piani di sezione: frontale e trasversale. Il contrasto iodato è riservato allo studio dei tumori o delle complicanze della patologia infiammatoria. La dose di irradiazione e il rischio di cataratta restano bassi.
L’ interesse pratico dell’endoscopia virtuale deve invece essere ancora valutato. Soltanto la valutazione di lesioni tumorali giustifica il ricorso alla risonanza magnetica (RMN). La rinometria acustica misura in modo affidabile e non invasivo le dimensioni dei primi cinque centimetri delle fosse nasali (prima e dopo vasocostrittori). La misurazione del flusso nasale inspiratorio forzato (FNIF) è particolarmente semplice ed economica e ancora poco utilizzata rispetto alle sue potenziali indicazioni. La rinomanometria, più spesso anteriore che posteriore, non riesce ancora ad avere un ruolo reale nella rinologia clinica quotidiana. Lo studio della funzione mucociliare si basa su una misurazione della clearance più o meno sofisticata (saccarina, colorante, isotopi). Lo studio del battito ciliare in vitro è un esame attualmente riservato alla ricerca di una sindrome di discinesia ciliare. Questo stesso studio in vivo rimane attualmente a uno stadio sperimentale. Lo studio ultrastrutturale (microscopia elettronica) è indispensabile per porre diagnosi di discinesia ciliare primitiva.
L’esame citologico nasale, a seconda che venga eseguito su muco, lavaggio, aspirazione, impronta, striscio, brushing o raschiamento riguarda sottocompartimenti cellulari differenti. I risultati in termini di conta cellulare totale o di conta differenziale sono diversi. Nella pratica clinica, per il momento, soltanto l’eosinofilia secretoria (superiore al 10 o al 20% a seconda degli Autori) ha una reale incidenza diagnostica in assenza di allergia. Da un punto di vista batteriologico, il prelievo dalle fosse nasali permette di identificare una flora commensale relativamente ricca. La puntura della cavità mascellare oppure il prelievo nel meato medio (affidabilità del 70-80%) rivela la flora coinvolta nella sinusite, con maggiore polimicrobismo e anaerobiosi nelle sinusiti croniche. La presenza di miceti nel muco nasale, talvolta importante, non permette attualmente di attribuire loro un ruolo patogeno. La misurazione della concentrazione di monossido d’azoto nasale (NO nasale) è stata oggetto di molti lavori di ricerca. Nessuna sua utilizzazione clinica è attualmente dimostrata.
I test di provocazione nasale (TPN) impiegano vari metodi di valutazione: clinica, rinomanometria,rinometria acustica, persino citologia. Questi test eseguiti con pneumallergeni attualmente non sono molto standardizzati. I TPN farmacologici o fisicochimici rimangono un settore di ricerca. Infine, per una migliore resa dell’analisi anatomopatologica, conviene, fin dal momento del prelievo, considerare le tecniche di analisi necessarie (analisi standard, immunomarcatura, biologia molecolare).
L’esplorazione fisica e funzionale delle fosse nasali si è considerevolmente sviluppata e diversificata. La fibroscopia o l’endoscopia fanno ormai parte dell’esame rinologico di routine ma pongono problemi di disinfezione-sterilizzazione. La TC ha sostituito la radiografia. L’interesse clinico della rinomanometria e della rinometria acustica resta da dimostrare. Lo studio della funzione mucociliare è meglio codificato rispetto a quello della citologia delle secrezioni nasali, ma questi esami rientrano comunque nella pratica clinica. La flora batterica normale o patologica è meglio controllata e conosciuta, ma rimangono delle zone d’ombra per quanto riguarda la flora micotica. Il calcolo del NO nasale e i test di provocazione nasale rimangono ancora di pertinenza laboratoristica. Infine, lo studio anatomopatologico si è arricchito di nuove tecniche diagnostiche, a condizione di inviare in laboratorio campioni correttamente preparati.