Le prove “in situ”, vedi figura in basso, (fatte cioè sul manichino KEMAR) o “in vivo” (fatte cioè sull’orecchio del cliente) sono il metodo più efficace attualmente esistente (con alcuni punti di domanda) per verificare che cosa un apparecchio acustico eroghi a livello del timpano. Sono anche l’unico mezzo che si ha per verificare se l’apparecchio eroga il guadagno teorico previsto dalle formule matematiche che possono essere usate. Come si eseguono le prove in vivo.
Per avere delle risposte reali e valide è necessario disporre della chiocciola su misura del cliente.
Chiaramente la ragione risiede nel fatto che chiocciola diversa, diversa la resa dell’apparecchio acustico, quindi si deve evitare di fare le prove con chiocciole standard o comunque non definitive per evitare discordanze fra quanto rilevato durante le prove e quanto erogato durante l’uso regolare.
Per evitare di avere delle risposte fasulle è bene poi evitare di inserire il tubicino sonda fra chiocciola e parete del condotto uditivo esterno del cliente.
La soluzione migliore è quella di predisporre un foro passante nella chiocciola del diametro di un millimetro che consenta l’inserimento del tubicino sonda, fig. 11.18. Una volta terminate le prove si potrà otturare il foro da entrambi i lati con una goccia di resina, in modo tale che, qualora necessario, si possa riaprire e reiterare le prove. Questa modalità consente di non alterare in misura eccessiva il campo sonoro presente nella cavità residua fra termine chiocciola e timpano, cosa invece possibile col tubicino sonda posto fra chiocciola e parete del condotto.
In questo modo, infatti, possono crearsi dei pertugi che o ampliano la cavità residua o creano delle ventilazioni non desiderate e che non risultano più presenti una volta tolto il tubicino sonda; non solo, ma una ventilazione che risulti indesiderata può anche comportare un feedback acustico non voluto che impedisce una corretta rilevazione dei dati.